Quando progettai questa pubblicazione, immaginai una raccolta di racconti che riguardassero sia il mio rapporto personale con alcuni personaggi di Vita, importanti durante la mia permanenza nel paesino nell’anno in cui ho svolto il Servizio Civile presso la Pro Loco, sia alcuni uomini che hanno fatto qualcosa di veramente speciale per questo luogo.
Gaetano Marsala, detto “Tanino”, rientra indiscutibilmente in quest’ultima categoria.
Essendo un cugino acquisito di mia madre, lo conosco da tanti anni, e ho sempre ritenuto che fosse un uomo gentile, simpatico ed affabile, dedito alla famiglia e con un sorriso sempre per il prossimo. Ogni volta che lo incontravamo, insieme alla moglie Fina, con la quale mia madre ha condiviso l’infanzia, era una gran festa ed un tuffo nei loro ricordi.
Avevo sentito parlare delle sue “opere”, ma onestamente non c’era mai stata occasione per vederle di presenza, prima di un pomeriggio di gennaio, quando Maria, la nostra Presidente, portò per la prima volta me e i miei compagni in giro per Vita, alla scoperta di quella che sarebbe stata casa nostra per un anno. A suo dire una tappa immancabile era proprio l’esposizione a casa di Tanino, attraverso cui avremmo conosciuto la “vera Vita”, per come era in origine e come è cambiata nel tempo.
Io che mi intendo di miniature, lavorando da molti anni le paste modellabili per hobby, non ho potuto che rimanere estasiata davanti a tanta precisione e bellezza!
Solo un uomo con un amore sconfinato per il proprio paese poteva riuscire in un’impresa simile: all’interno del suo garage, sistemato su bacheche e scaffali c’è tutto il paese di Vita, con i suoi monumenti più importanti del presente e del passato. L’Antica Chiesa Madre, realizzata minuziosamente sia dall’esterno che dall’interno, la fontana dell’Acquanova, l’antico casello, le auto di un tempo, prettamente ed orgogliosamente italiane, la scuola e tutti i carri che rappresentano i Ceti che animano la Festa di Tagliavia, con tanto di banda musicale, cavalieri con i loro abiti tradizionali e “cucciddati”.
Tra le centinaia di pezzi e riproduzioni in miniatura, è possibile ammirare anche quello che è il sogno di ogni bambino: un gigantesco trenino a vapore che attraversa le antiche campagne di Vita su binari elettrici realizzati con minuzia da suo figlio Filippo. Nulla è lasciato al caso, ogni millimetro è curato con amore e precisione.
Lui, con i suoi occhi color cielo, ci mostra con orgoglio il frutto di anni di lavoro, spiegando che si tratta di un insieme di ricordi personali e dei suoi compaesani più anziani, che rammentano il paese così come era un tempo e descrivono le differenze tra la Vita di oggi e quella pre-terremoto.
Com’è possibile che un materiale così freddo come il ferro battuto, possa dar vita a questa esplosione di vitalità? Sicuramente grazie alla bravura e passione di questi artigiani, che con le loro mani magiche sono riusciti in questa fantastica impresa!
Jeannette Tilotta