Il sogno
Vicino ad un fiume ero sdraiato tra piante, fiori e d'uccelli canti quando ad un tratto fui bombardato da grandine grossa e fulmini tanti.
Pensavo fosse chiaro pure a Dio che di morire non avevo fretta, se debbo esser sincero, a parer mio, si trattava di banalissima robetta.
Invece un fulmine mi trafisse a spada e per aria fui subito risucchiato, senza seguire una visibile strada in cielo mi trovai catapultato.
Vidi all'ingresso una ressa di persone, chi ben vestito chi con veste bisunta, fu per me subito chiara convinzione che fosse, come me, da poco giunta.
Proprio all'ingresso ognuno mostrava titoli, premi e ogni altro umano valore; l'Angelo tutto seriamente controllava e poi all'inferno avviava il possessore.
Qualcuno aveva piccoli scontrini e l'Angelo annuiva compiaciuto, cosa ci fosse in quei bigliettini mi era assolutamente sconosciuto.
Quando, infine, fu il mio turno, elencai le mie benemerenze, l'Angelo restava taciturno anche quando citai le mie conoscenze.
Solo alla fine mi guardò negli occhi e sussurrò tuonando: quello che hai fatto vale per il Cielo meno di due baiocchi, saresti all'inferno subito tratto!
Poi, scrollandomi, disse piano: sei fortunato perchè sei in un sogno, non avrai perso il tuo tempo invano se imparerai di cosa c'è bisogno.
Ci vogliono quei piccoli scontrini rilasciati dal sorriso dei bambini e quelli che ti saranno assegnati quando farai del bene ai diseredati.
Le opere buone sono il passaporto per la gita più importante della vita, saranno l'unico, indispensabile conforto quando quella terrena sarà finita.
isidoro spanò
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