L’Olivo parlante

Ero appena sceso dalla scala a pioli e la mia attenzione fu attratta da tre belle olive nere, lucide, piene di olio, che erano rimaste in cima ad un rametto. Ho risistemato la scala e stavo per salire quando udii una voce strana: “sss! … sss! non prenderle, piacciono tanto agli uccellini…”

Mi voltai di scatto ma nessuno dei miei amici aveva parlato. Ricominciai a salire e di nuovo la voce mi fermò. Ma stavolta avevo capito da dove veniva: era l’olivo secolare, dai rami contorti, che mi parlava!

Ma come, gli dissi, tu parli?

Io ti ho sempre parlato, mi rispose, solo che tu non mi hai mai ascoltato, adesso che sai e vuoi ascoltarmi, parliamo un pò.

Mi ritrovai ad ascoltarlo mentre mi parlava di mio padre, di mio nonno e di quelli che li avevano preceduti; mi raccontò come si era svolta la battaglia di Pianto Romano; mi disse del fragore dei bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, di quanti fratelli aveva perso sotto le ruspe o per gli incendi.

Io, per non fare scena muta, gli parlavo della mia famiglia, dei miei figli, dei miei interessi, ma lui sapeva già tutto e meglio di me.

Tutto questo durò un paio di secondi e nessuno di quelli che erano con me se ne accorse: loro non sapevano ascoltare!

Ripresi il lavoro come se nulla fosse successo e solo a sera ritornai da lui per augurargli la buona notte: “Ci vediamo domani” mi rispose “ti debbo raccontare come sono andate le cose alle crociate”.

Si, avere un amico di quasi mille anni può far comodo.

Voi che avete letto, se nei vostri campi c’è qualche fratello del mio amico, curatelo bene e sappiatelo ascoltare!

isidoro spanò