Oltre quella porta, vi era la mia nuova vita da adulta.
Fino a quel momento ero andata avanti come un carro armato: gli eventi della mia vita, tragici sotto taluni aspetti, non avevano avuto la meglio e avevo continuato con gli esami universitari e gli altri miei obiettivi di vita, spedita.
Dopo la Laurea in Giurisprudenza, però, arrivò il momento che tanto temevo: che strada avrei dovuto prendere? Avrei continuato a studiare, sperando di superare qualche concorso pubblico, così come avevano fatto i miei colleghi, oppure era giunto il momento di iniziare la pratica forense presso uno studio legale? E se sì, quale?
Fu veramente un momento difficile, perché per la prima volta mi trovavo al di fuori dell’ambiente “familiare” dell’Università, senza più un percorso sicuro, senza più una guida. La MIA guida.
Decisi di prendermi qualche mese di pausa per ponderare, attendendo anche l’inizio del Servizio Civile da svolgere a Vita, presso l’UNPLI Trapani/Pro Loco Vitese.
Una sera mia madre, vitese d’origine, mi suggerì l’Avvocato Pasquale Perricone come dominus per svolgere la pratica forense. Io non lo conoscevo ma mi fidai di lei, per cui decisi di incontrarlo.
Fu così che ci trovammo di fronte il suo studio: io nervosa, attendevo che lui aprisse la porta e mia madre mi sorrideva per incoraggiarmi.
Aprì questo uomo alto, riccio e con gli occhiali, che con fare garbato ci diede il benvenuto, presentandosi.
Dalla sua scrivania trapelavano le sue passioni principali: oltre, ovviamente, ai testi di diritto, vi erano tanti magazine di cucina, arredamento, viaggi, curiosità, natura, filatelia, imprenditoria… il tutto allietato da un forte odore di vaniglia, proveniente dal profuma-ambienti canadese, che inebriava la stanza.
Dopo avermi posto qualche domanda per conoscermi, iniziò a parlare di come scelse di fare l’avvocato, mestiere che lui aveva sempre sentito di voler compiere (quasi come se fosse una vera e propria missione) dei rami di cui si occupava, della bellezza del diritto di impresa e tributario, in continua evoluzione, e di come lui ci tenesse a fare le cose in una determinata maniera, seguendo certi canoni e protocolli.
Mi colpì, perché sotto alcuni punti di vista eravamo simili, specialmente per quanto riguarda la sete di curiosità. Io sono un tipo decisamente meno formale, più “di pancia” e istintivo, però provo ammirazione per chi riesce ad apparire quasi sempre impeccabile, come lui.
Quando, dopo oltre due ore di colloquio, mi chiese <<Questo è tutto quello che fa un avvocato, quello che faccio io. Tu mi sembri intraprendente, ti va di iniziare questo percorso con me? >> praticamente la situazione si ribaltò: non ero più io a chiedergli di poter svolgere la pratica con lui, ma viceversa: mi sentii onorata ed accettai.
I mesi che susseguirono furono un turbinio di esperienze: incontri e colloqui nelle aziende che lui segue, attese negli uffici dei Giudici di Pace, aule di Tribunale, convegni, chiacchierate infinite in auto su altrettanti infiniti argomenti. Sempre caratterizzati dal suo fare educato e allo stesso tempo teatrale che lo contraddistingue.
Lui dalla Cittadinanza Americana, lui che non perde mai occasione per un week end all’estero, lui Assaggiatore ufficiale d’Olio d’oliva, lui Presidente del Lions Club Salemi-Valle del Belice, lui, sempre in prima fila ai convegni e vivo sostenitore dell’importanza della donazione di sangue, del midollo osseo e degli organi…
Lui, Pasquale, mi ha aperto le porte di casa sua e del suo studio, non solo fisicamente, ma in tutti i sensi, permettendomi di vivere un’esperienza molto positiva ed incoraggiante in questi miei mesi di praticantato, indirizzandomi sulla strada giusta da seguire per il mio futuro, cosa che non dimenticherò mai e di cui gli sarò grata per sempre.
Jeannette Tilotta